Un dialogo ininterrotto tra il cielo e la terra

A proposito della pittura di Giorgio Fidone

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Scrivere a proposito dellla pittura é impossibile, la pittura é essa stressa una scrittura ; si parla sempre d’altro, ma si tratta generalmente di un discorso riguardante un’opera che si situa nell’atemporale.

Se un quadro rappresenta un’immagine dell’arte é necessario che questa sia un’immagine dell’arte. Dire dunque che un’immagine é un quadro é farle un complimento. Lo scopo é quindi solo quello di fare un quadro ?

Sono numerosi gli artisti per i quali é importante il solo fatto di dipingere, di realizzare un’ opera la cui interpretazione sarà quelle di un quadro.
Altri ancora, vogliono fare a priori un quadro, allo stresso tempo figurativo ed astratto. In questo modo difendono anche un’idea che per esistere ha certamente bisogno d’essere difesa.

L’idea di « far esistere » é un motivo artistico. Si dipinge per fare dei quadri e Giorgio Fidone fa dunque dei quadri, dipingendo.

Esiste tuttavia un’alternanza d’idee tra l’immagine dipinta, che é il riferimento dell’immagine stessa, vale a dire della rappresentazione ideale della creazione su un piano evidentemente simbolico, ed il quadro, che é un oggetto dipinto il cui significato é secondario in rapporto alla qualità dell’oggeto ; cio’ che dunque all’origine corrisponderebbe ad un bell’ oggetto creato per soddisfare la vista.

Il punto di congiunzione di queste due idee resta l’evidenza della bellezza alla quale ci si puo’ avvicinare senza mai riuscire a raggiungere o manipolare, poiché ci sfugge portandoci sempre pui’ lontano, nel processo del ricordo in quanto apertura nello spazio.

Il semplice fatto di contemplare un’icona puo’ farvi riacquistare la fede in un’apparizione di luce, e la bellezza del dettaglio di un quadro puo’ entusiasmarvi e travolgervi dalla contemplazione.

Abbiamo dunque due nozioni della pittura : la prima é quella di uno spazio aperto attraverso una superficie dipinta, e la seconda é quella di un quadro come contrazione dello spazio in quanto oggetto.

I quadri di Giorgio Fidone ci conducono in questa dimensione attraverso un’ambiguità tipica dell’arte, vale a dire quella di trovare un equilibrio, che possa contenere un riflesso della vita tra queste due realtà artistiche.

Cio’ che l’artista realizza, corrisponde alla presenza del nostro divenire attraverso l’intermediario, a livello vibratorio e dunque stilistico di una descrizione di questo paesaggio cosmico che noi attraversiamo e che cambia.

Cio’ che chiamiamo storia dell’arte é la prova del passaggio.

Dal tempo delle pitture rupestri, e ancor prima, esiste una traccia del posizionamento del globo a partire da quando fu lanciato. Questa testimonianza é presente in molteplici aspetti. Nell’opera di Giorgio Fidone la figura nera tracciata sullo sfondo rosa ci ricorda queste tracce lasciateci dagli antichi.

Tavolta immense, come se dovessero essere viste dall’alto ; ma anche e semplicemente come se lo strofinamento dell’aria che vibra al momento delle rotazione e a partire dalla sporgenza cosmica, avesse lasciato la sua traccia, il suo senso, per testimoniare un dialogo ininterrotto tra il cielo e la terra, tra la nostra appartenenza e il nostro divenire.

L’immagine appartiene al quadro perché venga vista e compresa.

Presso alcune civiltà al massimo del loro apogeo, l’arte era perfettamente integrata e apprezzata dalla società. Anche noi, in quanto civiltà, sapremo quale sarà il nostro futuro, solo quando potremo ammettere la creazione e la bellezza della nostra epoca.

L’arte di Giorgio Fidone esprime anche il carattere della sua Sicilia natale, di quell’equilibrio tra le epoche passate e il suo gusto per l’avventura del sapere. Il solo rischio é quello di fare cio’ che nessuno solitamente fa, vale a dire, esporsi al rischio dell’isolamento.

Lo sfondo del quadro é rosa, talvolta la pittura ha attinto i propri elementi raccogliendoli dal suolo, o disponibili sottomano, con espresso interesse per quel tipo materia che forma sulla tela una sorta di cicatrice.

Altre sue opere non rappresentano alcuna dicotomia tra sfondo e soggetto, secondo una tradizione che l’arte del Rinascimento venne momentaneamente a perturbare.

I dettagli che compongono il quadro hanno lo stesso significato, essendo appropriati nel costituire un tutt’uno che é quello del quadro.

E’ chiaro che la vista di un quadro debba suscitare dell’ammirazione ; in caso contrario, il significato delll’opera sarebbe piu’ che dubbioso. In effetti, attualmente sembra che la nozione di concetto e di tendenza dell’arte si sia largamente diffuso nel modo in cui si considera l’arte stressa.

Pertanto l’ammirazione, a qualsiasi livello di sottigliezza é cio’ che ci emoziona.

Sensa l’emozione, la magia e la sopresa che ci rendono spettatori del mondo perderebbero il loro fascino.

L’artista tenta d’integrarsi nell’armoniosa tensione del riflesso della perfezione e del movimento, attigendovi l’ispirazione della sua direzione artistica, secondo una selezione della sua vita vissuta.

Giorgio Fidone partecipa a questo movimento che, attraverso l’espediente, il lato dell’incosciente distilla la maturità di una riflessione che la conduce a termine. I suoi quadri travolgono nel profondo l’animo dello spttatore, e colui che sa interpretarne il linguaggio, ammutolisce dinnanzi ad una cosi’ forte rappresentazione.

Tutto cio’ che esprime un significato é linguaggio, e per la pittura, non si tratta sicuramente del sonoro ma del sonico, poiché tutto nel quadro, é vibrazione. I segni di Giorgio Fidone sono quelli di un linguaggio trasmesso direttamente all’anima.

L’artista ci proietta nel futuro nelle percezione che noi abbiamo dell’universo. Giorgio Fidone come artista si iscrive sin da ora come colui che si illustra, attraverso il suo immaginario, un tempo universale, meglio che qualsiasi altro strumento possa fare, e privarsi di una tale informazione significherebbe tagliarsi fuori dal mondo e dunque non essere.

Si tratta semplicemente di guardare la pittura e lasciarsi trasportare là dove essa ci trascina, poiché paradossalmente essa fu creata per portarci fuori dallo stesso creato : nell’istante eterno.